Il Commento di Michele Bontempi
La Procura di Milano sta conducendo una vera e propria crociata contro il fenomeno del “Caporalato”.
Senza entrare nel merito delle singole vicende, basta leggere l’elenco impressionante delle aziende coinvolte (da ultimo la Giorgio Armani) per rendersi conto che questa è solo formalmente attività giudiziaria, ma nella sostanza è esercizio di attività amministrativa con lo strumento dell’indagine penale e con la finalità di modificare un modus operandi in un delicato settore economico.
Se il risultato è che “Le aziende, soprattutto quelle con sedi strategiche all’estero, che non vogliono perdere tempo con la giustizia italiana, preferiscono venire a patti con gli inquirenti milanesi, aumentando gli stipendi o direttamente assumendo centinaia di lavoratori” ci troviamo di fronte ad una “crociata giudiziaria”, come già era accaduto ai tempi di “Mani pulite”.
E allora ancora una volta non resta che dire, citando Alessandro Manzoni: “la storia insegna che la storia non insegna nulla”.
Giusto o sbagliato non ci interessa, ma non è prerogativa della magistratura inquirente condizionare l’andamento dell’economia, come invece spesso è successo nel nostro paese.
E non è un caso che lo strumento prediletto sia anche quello che lascia meno possibilità di difesa: le misure di prevenzione.
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