Il Commento di Antonio Russo
Il criminologo Picozzi, nel corso della trasmissione televisiva quarto grado del giorno 5 gennaio 2024, veniva interrogato sul “caso Cecchettin” e intervenendo sul tema della “premeditazione” sosteneva che importanti indicazioni potrebbero provenire dallo psicologo che aveva in cura Filippo Turetta a condizione che quest’ultimo “lascerà libera dal segreto professionale la professionista che l’ha seguito”.
Il contenuto dell’intervista pone il problema dell’esistenza del segreto professionale e del consenso necessario per rimuoverlo.
Intanto, il segreto non deve essere un escamotage per sottrarsi al dovere di testimoniare, ma deve essere validamente opposto dall’esercente la professione sanitaria.
Ciò avviene quando la mancata rivelazione di dati acquisiti dal sanitario è funzionale alla salvaguardia dell’attività professionale.
Invero, nella fattispecie, il paziente è un omicida al quale, secondo il criminologo, andrebbe eventualmente richiesto il consenso per effettuare un atto di indagine i cui esiti potrebbero, addirittura, giovargli.
Inoltre, la verifica della premeditazione non presenta punti di contatto con l’attività dello psicologo o con la salute dell’indagato.
Né, tantomeno, la conoscenza di situazioni fattuali riguardanti l’autore del crimine (seppure riferite dallo psicologo) è accadimento idoneo a minare lo svolgimento dell’attività professionale mettendo a repentaglio la salute psichica dell’omicida o impedendone l’eventuale guarigione.
Inoltre, lo psicologo non dovrebbe riferire delle pulsioni criminose di Turetta al circolo del tennis o durante una conferenza per catalizzare l’interesse degli astanti, ma dinanzi al magistrato inquirente nel corso di un atto i cui contenuti sono segretati e al solo fine di favorire l’accertamento della verità.
Tutto ciò integra la giusta causa che consente la rivelazione del segreto anche senza il consenso di Turetta posto che, a dispetto degli opinionisti televisivi, non sussiste un diritto dell’omicida alla salvaguardia del suo segreto.
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