Il Commento di Michele Bontempi
La famiglia dice no alla giustizia riparativa: non si sono pentiti.
L’ennesimo caso. Due ragazzi imputati di tentato omicidio per futili motivi chiedono di aderire ad un programma di giustizia riparativa, ma la proposta – formulata nel corso del processo e prima di un accertamento definitivo delle responsabilità – viene respinta dalla vittima del reato. È un peccato, davvero un peccato che un istituto innovativo come la giustizia riparativa – che apre la strada ad un nuovo concetto di riparazione della ferita creata dal reato – venga strumentalizzato nel corso del processo in un momento in cui è ancora assolutamente prematuro un incontro fra vittima e autore del reato. In primo luogo perché non c’è ancora un autore del reato, dal momento che ogni imputato è presunto innocente fino a condanna definitiva. In secondo luogo perché la vittima non sarà mai pronta fino a quando non ci sarà una verità giudiziaria definitiva sulla vicenda. Occorre poco per comprendere questi due concetti che trovano la loro radice nei principi dello stato di diritto.
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