Il Commento di Michele Bontempi
Si a un divieto di pubblicazione più ampio. Scontro sull’abolizione dell’abuso d’ufficio.
Ieri in Commissione Giustizia è passato un nuovo divieto a tutela del cittadino rispetto all’esposizione alla pubblica gogna: il divieto di pubblicazione delle intercettazioni che non siano citate in provvedimenti giudiziari o utilizzate in dibattimento. Viviamo, tuttavia, una situazione surreale dal punto di vista dell’informazione sulle preannunciate riforme della giustizia. E non è un caso, perché toccano un Potere che entra in conflitto con un altro Potere. L’Informazione contro la Politica. Da qualche giorno si parla di “legge bavaglio” con riguardo al divieto di pubblicazione del testo delle ordinanze cautelari, niente di più infondato, dal momento che pubblicare il contenuto delle stesse sarà sempre possibile. Nella sostanza non cambierà nulla, anzi la notizia sarà ulteriormente filtrata dalla discrezionalità del giornalista senza nessuna garanzia di fedeltà al significato che il giudice intendeva attribuire al fatto specifico.
Esattamente nello stesso modo il divieto passato ieri in Commissione Giustizia (relativo alla pubblicazione delle intercettazioni) nasce già come un divieto di carta pesta. Anche un bambino è in grado di capire che tutte le intercettazioni di interesse per la pubblicazione sui giornali coincidono con quelle citate nei provvedimenti giudiziari o utilizzate al dibattimento, ragione per la quale il divieto riguarderà fatti o atti di nessun interesse per l’opinione pubblica. Siamo quasi alla presa in giro ed è in atto, insomma, una strategia di disinformazione da parte degli organi di stampa che attribuiscono al legislatore una volontà di censura sull’informazione e di attacco alla libertà di stampa sancita dall’art.21 della Cost., che semplicemente non esiste e non potrà mai esistere.
Anche perché, a prescindere dal contenuto di ogni divieto, finché ad esso non si accompagnerà un sistema sanzionatorio effettivo ed efficace, nessun reale cambiamento sarà realizzabile e ogni cittadino, ognuno di noi, potrà essere esposto alla pubblica gogna prima della celebrazione del processo e a prescindere da esso. E se alla fine sarà assolto dovrà accontentarsi del solito trafiletto in fondo alla pagina, senza che niente e nessuno potrà mai rispondere dell’enorme danno all’immagine e alla vita di relazione che l’ enfatizzazione esasperata della fase dell’indagine ha portato con sé.
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