Ora, se davvero siamo in democrazia, e in Italia dovremmo esserlo, non può negarsi, al netto di emergenze strumentalmente e sistematicamente rappresentate alla pubblica opinione, che alla inaugurazione dell’anno giudiziario nei Distretti di Corte d’Appello distribuiti lungo lo Stivale, accanto a chi la toga l’ha indossata nel dovuto rispetto della sacralità che pervade la celebrazione del rito, ci fosse pure chi ha accantonato un insegnamento di Piero Calamandrei (“quando per la porta della magistratura entra la politica, la giustizia esce dalla finestra”) che invece avrebbe garantito il superamento del limite, sterilmente asfittico, della rivendicazione corporativa.
E allora, archiviate le estenuanti polemiche sulla sempre più diffusa esigenza di Riforma della Giustizia, è preferibile, quando non doveroso, dedicare attenzione a ciò che lo merita, riconoscendo alla non comune sensibilità istituzionale della neo Presidente della Corte di Appello di Reggio Calabria, dott.ssa Caterina Chiaravalloti, la restituzione della celebrazione della importante manifestazione a Piazza Castello, sede che le è propria per fatto istituzionale.
Erano state fin troppe, per non essere ancora fugate, le perplessità suscitate negli anni passati dalla dislocazione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, inizialmente determinata da contingenze al cessare delle quali era rimasto spazio solo per una evidente e tangibile inopportunità.
La Presidente Chiaravalloti ha preso la sua decisione con naturale sobrietà e merita, per ciò solo, la gratitudine che si deve a chi riesce a dare prova di perfetto equilibrio e senso delle istituzioni, ponendole al sicuro da strumentalizzazioni figlie della diffidenza tipica della mancanza di prospettiva ed al tempo stesso orfane della prospettiva di un moderno e dignitoso cambiamento della Giustizia.
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