Nel frattempo è giunta una notizia questa volta positiva che merita riflessione. L’avevano già fermata perchè il suo velo era fuori posto, doveva sistemarlo meglio e coprirsi come si deve. Ma invece di abbassare la testa, di sistemarsi come le avevano ordinato, si toglieva il velo, quindi la giacca, la camicia e, strato dopo strato, liberava se stessa.
– Il commento di Michele Bontempi – penalista del Foro di Brescia
Nel cortile dell’università di Teheran, rimaneva in biancheria intima, ma quello che altri non vedevano erano il coraggio e la dignità che la proteggevano più di ogni vestito.
Presto giungevano, con le divise, per spegnere la sua fiamma, afferrandola con forza, trascinandola via, e lei muta e ferma come la roccia. Invano speravano di spezzarla, di soffocare quel fuoco, senza capire che le idee non si possono ammanettare.
La sua pelle è inchiostro vivo, il suo corpo un manifesto, sul quale è scritta una nuova pagina di libertà.
Di lei rimarrà sempre il ricordo, un’ombra luminosa, un’equazione irrisolta sul muro. Spogliarsi dei simboli imposti è l’unico modo per rivestirsi di libertà.
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