“I benpensanti di sinistra che vogliono le celle aperte devono capire che ci sono persone alle quali è impossibile applicare la funzione rieducativa della pena”. Queste sono le altissime parole che la visita al vergognoso carcere di Brescia hanno suscitato in Isabella Tovaglieri, membro del Parlamento Europeo dal 2 luglio 2019 per la Lega.
rif. notizia del 4 novembre su: IL GIORNALE DI BRESCIA
– Il commento di Michele Bontempi – penalista del Foro di Brescia: “POVERA ITALIA”
“I benpensanti di sinistra che vogliono le celle aperte devono capire che ci sono persone alle quali è impossibile applicare la funzione rieducativa della pena”.
Queste sono le altissime parole che la visita al vergognoso carcere di Brescia hanno suscitato in Isabella Tovaglieri, membro del Parlamento Europeo dal 2 luglio 2019 per la Lega.
In trasferta direttamente da Bruxelles in quanto espertissima di carcere (infatti è membro delle commissioni Industria, Trasporti, Ricerca e Energia – Diritti della donna e uguaglianza di genere e Mercato interno e protezione dei consumatori del Parlamento Europeo), ha compreso appieno il nucleo centrale del problema del sovraffollamento e delle condizioni disumane e degradanti nelle quali si trovano costretti a vivere gli oltre 400 detenuti nel carcere della evoluta e pluralista Brescia, dove la multiculturalità e l’accoglienza sono da sempre in primo piano (con esclusione di quei famigerati 1.000 mq del rettangolo cittadino che ospita ormai da oltre un secolo lo stesso carcere costruito secondo l’idea del girone dantesco).
Sarà il 110 e lode con il quale si è laureata in giurisprudenza che la rendono così sensibile al tema dei diritti umani.
Io non sono nè benpensante nè di sinistra e, tuttavia, mi domando quali sono le persone “alle quali è impossibile applicare la funzione rieducativa della pena”. Ce lo dica l’eurodeputata Tovaglieri che sicuramente – visto lo splendido curriculum – conosce meglio di me, semplice avvocato, la Costituzione perchè io non ricordo che nell’art. 27 Cost. ci sia un comma che limiti il principio della rieducazione della pena rispetto agli stranieri o a qualsiasi altro essere umano in ragione della razza, della religione, dell’ideologia o dell’orientamento sessuale.
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