Oggi alla prima udienza avanti la Corte di Assise di Venezia per l’omicidio di Giulia Cecchettin, oltre ai familiari della ragazza, hanno chiesto di costituirsi altre 7 parti civili, 5 associazioni (“Penelope”, “Differenza donna”, “Punto Ups”, “Prevenzione ‘Marianna” e “I care you care”) e 2 comuni (Vigonovo, dove Giulia viveva e Fossò, dove è stata uccisa).

Il commento di Michele Bontempi – penalista del Foro di Brescia

Oggi alla prima udienza avanti la Corte di Assise di Venezia per l’omicidio di Giulia Cecchettin, oltre ai familiari della ragazza, hanno chiesto di costituirsi altre 7 parti civili, 5 associazioni (“Penelope”, “Differenza donna”, “Punto Ups”, “Prevenzione ‘Marianna” e “I care you care”) e 2 comuni (Vigonovo, dove Giulia viveva e Fossò, dove è stata uccisa).
E’ il chiaro segno del tentativo di strumentalizzare il processo penale e di alterarne lo scopo, tanto da indurre lo stesso Procuratore della Repubblica a dire, in esordio, che “il processo è sulle responsabilità personali. E’ un processo non al femminicidio, ma solo a Filippo Turetta. Non è uno studio sociologico, ma un accertamento delle responsabilità”.

Ah … questi paladini last minute che vorrebbero trasformare lo stesso processo in aula in un palcoscenico, pur di trovare visibilità, cavalcando morti.
Una moda da scongiurare proprio perchè, oltre a strumentalizzare il dolore delle famiglie di vittima e imputato, rischia di alterare gli equilibri del processo, distorcendone la funzione, pur di trovare uno spazio per legittimarsi agli occhi di una società che, nella sostanza, rimane attonita.
Non a caso, nel processo accusatorio del 1988, la parte civile era concepita come una presenza eventuale e la stessa partecipazione di associazioni al processo era disciplinata in ben altra forma (quella dell’intervento degli enti rappresentativi di interessi diffusi), ma nel corso degli anni abbiamo assistito ad una metamorfosi del danno da reato, che oggi può essere vantato da chicchessia.
Fra tutte risulta emblematica la richiesta di costituirsi non solo del comune di residenza della vittima, ma addirittura di quello completamente sconosciuto ed estraneo alla vita di Giulia, nel quale si è accidentalmente e tragicamente imbattuta solo perché lì è stata uccisa.

Per fortuna la Corte non ha perso la bussola e, mantenendo saldamente la barra del timone, ha ammesso la costituzione solo dei familiari di Giulia.

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