La “libertà” di informazione che consente di calpestare i diritti dei più fragili è una dittatura mascherata.
Il commento di Michele Bontempi – penalista del Foro di Brescia
Mi trovo in Georgia, dove è a rischio anzi è già morta la libertà ma di cui nessuno parla perché la stampa viene messa a tacere e le notizie all’esterno sono quelle fornite dalle fonti filo russe (cui – va detto – i giornalisti internazionali attingono a piene mani).
La legge sui capitali stranieri ormai approvata non ostante le proteste di piazza a Tblisi obbliga le persone ad una schedatura politica con ripercussioni molto pesanti. Inoltre le elezioni del prossimo ottobre sono a rischio di manipolazione da parte del governo filo russo, complice anche la potentissima chiesa ortodossa.
E poi leggo che secondo la relazione sullo stato di diritto dell’Unione Europea in Italia sarebbe a rischio la libertà di informazione. Ma leggo soprattutto che il padre di un ragazzo in carcere per omicidio è costretto a scusarsi pubblicamente per alcune frasi dette al figlio in carcere con l’evidente intento di farlo desistere da un possibile intento suicida e non certo per difendere i femminicidi.
Ma ciò che più mi fa paura è la normalità e l’assoluta naturalezza con la quale tutti noi accettiamo il fatto che la stampa pubblichi il contenuto di un colloquio intimo e riservato da due poveri genitori e il figlio che hanno appena scoperto essere omicida.
La “libertà” di informazione che consente di calpestare i diritti dei più fragili è una dittatura mascherata.
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