POST SEMI-MUTO.
Tratto da una lettera che i detenuti del carcere di Brescia hanno inviato al Presidente della Repubblica.
Il commento di Michele Bontempi – penalista del Foro di Brescia
“…devo andare in bagno ma è occupato, altri 15 sono in fila davanti a me. Un anziano ha il mio stesso problema. Purtroppo per lui, e per noi, non riesce a dire che gli occorre con urgenza il bagno. Ha una scarica di dissenteria mentre dimenandosi cerca a fatica di alzarsi dalla branda. In un attimo lenzuola e materasso si impregnano di liquame e urina. Lui non sa come comportarsi, indifeso, imbarazzato, umiliato. Piange, un uomo di 74 anni. Si lamenta, in impreca, bestemmia, chiede a Dio di morire”.
E da quando sono Avvocato (1999) che sento dire e scrivere che il carcere di Brescia è uno dei peggiori d’Italia.
È intervenuto anche il Presidente della Repubblica proprio ieri, indignato dopo aver letto questo grido di dolore proveniente da Brescia, ma nulla potrà cambiare finché non cambierà l’idea diffusa della pena, che è quella non solo di privazione della libertà ma anche di una giusta e meritata sofferenza per il male commesso.
In che altro modo si spiega, altrimenti, l’indifferenza delle persone di ogni livello sociale per le condizioni disumane in cui sono ridotti i carceri del nostro paese?
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