LA NOTIZIA: In occasione della visita all’interno di un carcere per la partecipazione ad un evento culturale, organizzata da una camera penale, ad un nostro collega è stata negata dall’amministrazione penitenziaria l’autorizzazione all’ingresso.
Il commento di Michele Bontempi – penalista del Foro di Brescia
Nel rispetto della privacy del collega coinvolto, desidero portare all’attenzione di tutti gli avvocati che leggeranno queste poche righe una vicenda che definire sconcertante e inaccettabile non è abbastanza.
In occasione della visita all’interno di un carcere per la partecipazione ad un evento culturale, organizzata da una camera penale, ad un nostro collega è stata negata dall’amministrazione penitenziaria l’autorizzazione all’ingresso.
L’unica ragione che si può immaginare è riferita ad una vicenda personale processuale risalente a molti anni fa, nella quale questo collega era stato ingiustamente arrestato con accuse gravissime e infamanti ed è stato poi assolto con formula piena all’esito del processo.
Il fatto che l’amministrazione penitenziaria abbia avuto (ed abbia in chissà quanti casi analoghi) la potestà insindacabile di negare inopinatamente l’esercizio di un pieno diritto di libertà del cittadino (in questo caso il diritto di partecipare ad un evento culturale che si svolgeva all’interno del carcere) risulta di una gravità e fonte di preoccupazione inaudite e rende necessaria, a mio avviso, una presa di posizione netta e drastica a tutela, non solo del collega coinvolto, ma soprattutto della libertà e del rispetto di ognuno di noi.
L’amministrazione penitenziaria è andata ben oltre l’aver calpestato la presunzione di innocenza, dimostrando che, nel nostro paese, nemmeno subire ingiustamente un processo da innocenti vale ad evitare il destino di diventare persone perennemente macchiate da un sospetto infamante, che nemmeno un’assoluzione piena e definitiva è in grado di estirpare. Tutti noi cittadini e avvocati dobbiamo dire ad alta voce: Vergogna.
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