Quali aspetti conoscere e cosa fare per una corretta comunicazione digitale?
Quali sono gli elementi strategici nella elaborazione dell’identità social nel villaggio globale?
Avanziamo verso un futuro radicalmente diverso, che ci pone davanti una serie di quesiti che richiedono soluzioni inderogabili.
Il futuro che si sta delineando è profondamente diverso dalla realtà che conosciamo oggi. Alfabetizzazione digitale, sostenibilità e volatilità economica, stanno acquisendo una complessità sempre maggiore. L’esigenza di un simile approccio a livello globale si è fatta sentire con maggiore forza in seguito alla pandemia di Covid-19 e agli sconvolgimenti che ha portato con sé.
Questo nuovo approccio ha attivato meccanismi ancora non ben compresi da buona parte della popolazione, ma irreversibili. Avanziamo verso un futuro radicalmente diverso, che ci pone davanti una serie di quesiti che richiedono soluzioni inderogabili.
La domanda è: quale dev’essere il livello di conoscenza e comprensione di questi fenomeni? Cosa fare per evitare di esserne sopraffatti?
Per dare una prima risposta a questa domanda dobbiamo convenire innanzitutto su di un paradigma, direi “certo”: il mondo sta cambiando molto velocemente. Questi cambiamenti sono determinati dal ritmo accelerato dell’innovazione tecnologica e dal loro uso, sempre più incisivo e determinate, in ogni attività strategica. Tecnologie di realtà aumentata, Big Data, web 4.0, queste sono le dinamiche in ascesa. Il metaverso, poi, luogo virtuale in cui si assottigliano fino ad essere quasi impercettibili le differenze con la realtà, dove è possibile lavorare, incontrarsi, fare affari e acquistare beni è già una realtà fortemente radicata. Per queste rivoluzioni digitali, ogni nostra attività sta subendo un cambiamento epocale. Sarà necessario sviluppare quindi nuovi schemi mentali e nuove competenze per rimanere adeguati.
Siamo consapevoli che, come per i bisogni vitali esiste la piramide di Maslow, anche nel campo dell’alfabetizzazione digitale esiste una gerarchia delle necessità. La futura comprensione del digitale, per ognuno di noi, sarà frutto di un processo complesso e dalle infinite sfaccettature piuttosto che di una singola ondata di cambiamenti. Sulla scia del progresso tecnologico, la priorità sarà dotarsi delle capacità necessarie per affermarsi, ma oserei dire, per rimanere “attivi” in un nuovo mondo del lavoro, della comunicazione e anche nel sociale. In questo scenario ognuno di noi è chiamato a fronteggiare una nuova serie di sfide globali, in cui la conoscenza e la competenza nei sistemi di comunicazione digitale sarà un ingrediente fondamentale della soluzione. Questo approccio ci aiuterà ad acquisire forma mentis e competenze necessariamente di stampo globale.
Una volta si diceva: “…dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.
Oggi forse è più corretto dire: “dimmi cosa fai e ti dirò chi sei”.
La comunicazione efficace: vince chi convince. Comunicare è un’arte, si diceva una volta ed in parte è vero. Sicuramente, anche questo è altrettanto vero, è una caratteristica che è possibile acquisire. Oggi, più di ieri, questa capacità è diventata fondamentale, a prescindere dal ruolo che occupiamo o dal contesto in cui agiamo. Saper comunicare è fondamentale. Questa capacità, nell’era del “digitale estremo” e della comunicazione globale può garantire una “presenza attiva”. Non saper comunicare può voler dire “far parte del passato”.
Il web, i social, i forum, le condivisioni, i like, la popolarità da link (link popularity), sono tanti gli aspetti che bisogna conoscere per evitare di subirli. Essere in grado di gestirli può fare la differenza fra una comunicazione “efficace” in linea, ad esempio, con quello che vogliamo che la gente legga su di noi, e una comunicazione “non corrispondente”. Non in linea con i nostri obiettivi.
Un concetto fondamentale e senza tempo nella comunicazione dice: si comunica con la parola, col corpo, col tono di voce, con il ritmo e con mille altri particolari. Un comunicatore efficace sa che non può sottovalutare nessuno di questi aspetti. Una volta si diceva: “…dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”. Oggi forse è più corretto dire: “dimmi cosa fai e ti dirò chi sei”. Questo perché, oggi più di ieri, veniamo giudicati per quello che facciamo, per come lo facciamo, ma soprattutto, per come comunichiamo ciò che facciamo. Questo è, sempre più, l’aspetto che farà la differenza. Paradossalmente prevale anche sul valore stesso di ciò che facciamo. Quante volte avremo detto, o sentito dire: “…non era il migliore ma comunicava meglio, dava un’idea migliore di sé stesso e delle sue idee”.
“…le anatre depongono le uova in silenzio.
Le galline, invece, urlando e starnazzando.
Tutto il mondo mangia uova di galline”.
La comunicazione che si associa ad un’azione, un fatto, una persona, ne determina il valore. Almeno molto spesso è così. Tempo fa lessi un concetto, credo di Ford, che mi colpi particolarmente, diceva più o meno così: “le anatre depongono le uova in silenzio. Le galline, invece, urlando e starnazzando. Tutto il mondo mangia uova di galline”. Beh, se così è, e credo proprio di si (le uova di gallina hanno un mercato ben più ampio di quello delle anatre), potremmo dire che, forse, la comunicazione urlata delle galline, rispetto al silenzio delle anatre fa la differenza. Sulla comunicazione urlata che vince su quella non urlata si potrà essere d’accordo o meno, ma senz’altro converremo nel dire che se non comunichi non hai molte possibilità di riuscita.
A questo punto, il secondo passaggio dev’essere quello di ragionare su un aspetto fondamentale: chi comunica meglio ha la meglio. Vince chi convince. In questo Ford forse aveva ragione: se non comunichi, o se comunichi male, nessuno potrà capire il tuo valore. Quindi bisogna comunicare ma soprattutto saper comunicare. Una volta qualcuno mi disse, nelle mie prime esperienze da consulente in azienda: “verrai giudicato per quello che appari e forse alla fine per quello che vali”. Purtroppo, brutto o bello spesso è così. Oggi poi, molto più di ieri, la facilità di reperire informazioni, la molteplicità di fonti disponibili, il web con i suoi siti, i social, i forum, le chat, fanno sì che la comunicazione giusta determini il successo, quella sbagliata ne decreti l’insuccesso. Quindi, il terzo passaggio del mio ragionamento: il digitale è preponderante. Ha la meglio su tutti gli altri strumenti d’informazione.
Vince chi convince
Fateci caso, quando non conosciamo una persona, un fatto, o un argomento, la prima cosa che facciamo, nel tentativo di saperne di più, è: interrogare i motori di ricerca, GOOGLE nel 90% dei casi. Questo perché se non sai una cosa o non conosci una persona è facile andare sul Motore di Ricerca e digitare la fatidica domanda “chi è? … cos’è?”. Nel giro di pochi secondi, dipenderà dalla connessione, avremo a disposizione una miriade di informazioni sulla nostra interrogazione.
La comunicazione sarà totale, vasta e aggiornata. Questo perché il villaggio globale ci guarda e dice tutto (o quasi) di ognuno di noi. È bene quindi prenderne consapevolezza per far sì che la nostra immagine ci descriva al meglio. Non farlo vuol dire subire tutto, passivamente, quindi pagarne poi le conseguenze.
Il digitale è preponderante
Si comunica sempre. Anche non parlando. Anche stando fermi. Anche non essendoci. Ognuna di queste situazioni comunica qualcosa.
Che lo si voglia o no, siamo tutti visibili nella realtà digitale, nel web, nei social, nei forum, nelle pubblicazioni, nelle immagini correlate che ad ogni articolo saltano fuori. Paradossalmente comunica anche chi non pubblica nulla, chi non ha profili social, chi non ha immagini pubblicate. Anche in questo caso di “apparente assenza” la rete digitale ci descrive: è come se dicesse, non fa parte di questo mondo, appartiene al passato. Essere o non esser presenti in Rete non cambierà la sostanza: ci sarà sempre un giudizio.
Chi ha studiato comunicazione o semplicemente letto qualche approfondimento specifico si sarà imbattuto nella frase: si comunica sempre. Anche stando fermi. Anche non parlando. Anche non essendoci. Ognuna di queste situazioni comunica qualcosa. Ci descrive. Non possiamo non comunicare. Allora sarebbe utile, anzi opportuno, prenderne consapevolezza e sforzarsi di comunicare le cose che vogliamo che escano sul nostro conto. Altrimenti lasceremo al caso e alla Rete il giudizio e non è detto che sia lusinghiero.
Un mio maestro ragionando sulla comunicazione e sulle conseguenze ineluttabili mi disse una volta: “hai due possibilità, occupartene tu di te stesso o lasciare che se ne occupino glia altri. A te la scelta”. Credo avesse ragione. Questa riflessione, mi conduce all’ultimo passaggio del mio ragionamento: Sei off-line? Sei on-line? ma soprattutto sei In-line?
siamo ciò che facciamo off-line e ciò che esprimiamo on-line.
Cosa conosciamo di infosfera e identità social? Sentiamo sempre più spesso parlare di “infosfera”, il neologismo di Luciano Floridi che descrive il moderno luogo/spazio descrittivo di ognuno di noi. L’infosfera è il nostro nuovo DNA. È la globalità dello spazio delle informazioni che include sia il cyberspazio (internet, telefonia, emeroteche digitali…), sia i mass media tradizionali (biblioteche, archivi, giornali, …). Avere una corretta e positiva identità social può aiutarci a descriverci al meglio. Oggi siamo ciò che facciamo off-line e ciò che esprimiamo on-line. L’identità social sarà quindi IN-line oppure OUT-line. Potrà essere IN-line, vale a dire un’identità positiva e quindi utile alla migliore rappresentazione di noi stessi, oppure OUT-line e quindi negativa e in grado di danneggiarci, a volte definitivamente. Tutti questi aspetti stanno diventando sempre più influenti, nel conoscere e nel descrivere una persona, interrogando le Rete. Nell’era della comunicazione digitale estrema, è utile conosce la potenza dell’identità social e sfruttarla al meglio. L’obiettivo dev’essere raggiungere lo status “IN-line”. L’alternativa è “Off-line”.
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Salvatore Sorgente – consulente digitale (certificato GOOGLE)
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