Il Commento di Michele Bontempi
Un fenomeno trascurato: chi decide i titoli delle notizie ? Perché la maggior parte dei “lettori” si ferma al titolo che diventa in questo modo l’unico messaggio. Per questo motivo occorre particolare attenzione nella scelta.
A Napoli il Tribunale dei minori ha pronunciato una sentenza molto severa, che ovviamente non mi permetto di commentare: 20 anni di reclusione ad un minorenne per un omicidio a sangue freddo. Così come non mi permetto di giudicare il papà del ragazzo ucciso, che ha definito l’assassino di suo figlio “la bestia”.
Quello che invece non va bene, è l’esasperazione degli animi della gente (già surriscaldati su questi temi).
Il titolo “la bestia è in carcere” è semplicemente da oscuro medioevo e non aiuta nè a mantenere la razionalità di giudizio nè a comprendere la vicenda. Questa non è libertà di stampa, ma libertà di sensazionalismo sulla pelle delle persone, anche di quel ragazzo che adesso sembra una “bestia” per la freddezza, per il mancato pentimento, per l’arroganza ma che un giorno potrà cambiare, nessuno può escluderlo; il nostro bellissimo art.27 della Costituzione invita ad avere speranza che anche il soggetto più lontano dall’umanità possa con il tempo umanizzarsi. Questa è la funzione della pena. Mai più vorrei leggere “la bestia è in carcere”, mai più.
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