Il Commento di Michele Bontempi
Fatto: un noto rapper cita nella sua canzone un vecchio fatto di sangue: l’omicidio dei genitori ad opera del figlio. Il fatto risale ad oltre 20 anni fa e l’allora ragazzo nel frattempo ha scontato la sua pena e ha pareggiato i conti con la giustizia e con la società. Ha una nuova vita ma ogni tanto qualcuno o qualcosa lo riportano ad un passato pieno di incubi. Il Gip di Roma – nel motivare l’archiviazione della denuncia per diffamazione (che ci può anche stare nel contesto di una canzone come espressione artistica) – fa però a mio avviso una affermazione grave sotto il profilo dei principi: anche chi ha scontato la pena non ha il diritto all’oblio “perché la collettività ha diritto a conoscere le notizie che sono di interesse generale anche a distanza di molto tempo dalla commissione del reato a causa della sua gravità e della notorietà di chi l’ha commesso”. Ma il diritto all’oblio della persona coincide proprio con l’esaurimento dell’interesse della collettività, che è stata già bombardata a sufficienza sul fatto … quando è stato commesso, quando c’è stato l’arresto e poi il processo e infine la condanna. L’imputato non è stato abbandonato dai media neppure quando è uscito dal carcere, momento in cui la notizia era quella di uno sconto della pena effettiva per buona condotta.
L’interesse pubblico alla conoscenza dei fatti non può essere infinito, ad un certo punto dovrà pur esaurirsi, altrimenti, dietro la sua facciata, sembra più realistico pensare che si nasconda una pena infinita, l’ergastolo della condanna allo stigma eterno.
potrebbero interessarti…
Contattaci
Utilizzando il Form di richiesta informazioni acconsenti al trattamento dei dati personali ai sensi della legge n. 196/2003 e successive modifiche Regolamento UE 2016/679. Per ulteriori informazioni, clicca qui
Iscrivendoti alla nostra Newsletter acconsenti al trattamento dei dati personali ai sensi della legge n. 196/2003 e successive modifiche Regolamento UE 2016/679. Per ulteriori informazioni, clicca qui