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Quelli appena trascorsi sono stati anni difficili per la giustizia penale in Italia e ci aspetta un futuro ancora più complicato. Ma sono stati anche anni nei quali l’Unione delle Camere Penali Italiane ha conquistato un ruolo centrale nel dibattito politico nazionale e locale sulla giustizia.

Se vogliamo continuare a crescere, tuttavia, sarà essenziale il ruolo delle Camere Penali territoriali perché solo con l’impegno di queste si svilupperà una classe di avvocati penalisti preparati e consapevoli del proprio ruolo e si riuscirà ad accreditare l’associazione nella società civile e nelle istituzioni forensi. L’accreditamento di una associazione politica come la nostra non può avvenire solo a livello nazionale, ma presuppone un riconoscimento sul territorio.

Torniamo dal Congresso ordinario di UCPI di Firenze dello scorso 7 ottobre con Francesco Petrelli eletto presidente dei penalisti italiani per i prossimi due anni, all’esito di un sostanziale plebiscito nella votazione di un unico candidato.

Abbiamo vissuto un congresso eccezionale rispetto ai precedenti. C’è stata una grande partecipazione di avvocati nei numeri delle presenze e circa 100 interventi nel corso del dibattito congressuale.

Tutti in piedi in uno scrosciante e commovente applauso di ringraziamento a Gian Domenico Caiazza e alla sua Giunta per lo straordinario impegno e per i risultati ottenuti nei cinque anni passati che neppure la pandemia è riuscita condizionare. Siamo una associazione caratterizzata da un ruolo e una funzione politica centrale nel dibattito nazionale e locale sulla giustizia: non si può tornare indietro, e l’immagine di Caiazza che sconfessa Davigo nel corso della trasmissione televisiva Piazza Pulita di qualche anno fa resterà nella storia di tutti i garantisti italiani.

Francesco Petrelli e la sua Giunta entrano in carica con un enorme bagaglio di risultati ma anche di responsabilità. Petrelli è stato il candidato unitario senza alcun competitor ed è stato eletto per sostanziale acclamazione per la fiducia e la stima che gode da parte di tutti. Arriva in un momento complicato, insidioso e turbolento nel quale la giustizia penale è di fronte a sfide e problemi urgenti che incidono sulla difesa dei diritti dei cittadini. Petrelli non è “l’uomo della pioggia” ma guiderà i penalisti italiani con le sue straordinarie doti a condizione che ognuno farà il suo dovere a livello centrale nella giunta e negli osservatori, ma soprattutto a livello territoriale nelle singole camere penali. Con una frase un po’ retorica di Kennediana memoria, non chiediamo cosa farà l’Unione per noi ma chiediamoci cosa potremo fare noi per l’Unione.

Sarà fondamentale il contributo dei presidenti delle camere penali territoriali nel Consiglio delle Camere Penali. Ho avuto l’onore di partecipare ai lavori del consiglio dal 2020 al 2022 nella mia qualità di presidente della Camera Penale di Roma. Il dibattito nel consiglio è essenziale: tra l’altro fornisce spunti importanti alla Giunta su questioni politiche nazionali, contribuisce a sensibilizzare tutti i presidenti sulle questioni politiche territoriali, consente di far circolare a livello nazionale informazioni sulle iniziative territoriali, cementa i rapporti tra i presidenti territoriali che sono fondamentali per la crescita generazionale della nostra associazione. Sono certo che Petrelli e la sua Giunta abbiano tutta la sensibilità necessaria per valorizzare i lavori e i contributi del consiglio delle Camere Penali, come sono certo che i presidenti territoriali continueranno in questo biennio ad affrontare senza ipocrisie i problemi e ad esprimere le proprie idee ina maniera franca sempre nell’interesse della nostra associazione. Anche perché da diversi anni a questa parte sono finiti i tempi delle divisioni pregiudiziali e dei vessilli di appartenenza. In questi anni abbiamo assistito a una mutazione generazionale dei presidenti delle camere penali e questa presidenza Petrelli dovrà consacrare il traghettamento della nuova generazione sotterrando definitivamente vecchi e oramai desueti schieramenti.

La crescita dell’Unione è plasticamente dimostrata dal numero altissimo di colleghi presenti al congresso di Firenze e provenienti da tutta Italia. Abbiamo visto partecipare tanti giovani penalisti che crescono professionalmente e che militano nelle nostre camere penali territoriali. C’è una generazione di penalisti che si fa avanti, che è cresciuta con estrema difficoltà ai tempi del covid, che ha trovato nelle camere penali un punto fermo di valori e di cultura.

A fianco della crescita numerica aumentano però le responsabilità di chi amministra sul territorio le camere penali. Sul territorio si instaurano i rapporti con la società civile, si diffondono le idee culturali del garantismo e dei diritti fondamentali, ci si confronta con le condizioni carcerarie. E nello stesso tempo è la camera penale territoriale che conquista l’accreditamento tra i colleghi, con i magistrati e con la società civile.

Ora è fondamentale che sul territorio gli iscritti crescano non solo nei numeri, ma anche nello standard di qualità della professione e nella consapevolezza di militare in una associazione diversa da tutte le altre associazioni forensi. Le nostre iniziative non sono rivolte ad una difesa corporativa della categoria, non ci interessano le rivendicazioni sindacali. Non è – a titolo di esempio – la quantificazione della liquidazione di un patrocinio a spese dello stato che deve muovere le nostre azioni, ma la difesa politica di un istituto che “ha dato un senso democratico al processo accusatorio”.

Non basta però occuparsi nelle camere penali di questioni di politica giudiziaria. Serve rivolgere lo sguardo al nostro interno. Serve l’impegno forte rivolto ai nostri soci. Servono iniziative che consentano ai penalisti sul territorio di militare nell’associazione e di sentire lo spirito vivo del nostro statuto nell’impegno quotidiano nelle aule giudiziarie. Teniamo a mente che la nostra sopravvivenza dipende da questo impegno. All’interno delle camere penali territoriali saranno fondamentali iniziative di formazione dei giovani e in materia deontologica. Le scuole territoriali sono una vera e propria linfa per i giovani a condizione che non siano agnostici corsi ma siano strutturati con un approccio casistico di trasferimento di esperienze e contribuiscano a trasmettere agli iscritti i valori e gli scopi statutari della nostra associazione.

Servono iniziative territoriali che portino all’esterno i nostri valori. Abbiamo avuto l’esempio nazionale della raccolta delle firme per la proposta di legge costituzionale di separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri che ci ha insegnato quanto sia importante andare a parlare con i cittadini, con le associazioni e con le istituzioni. Dobbiamo diffondere in mezzo alla società civile la cultura garantista e soprattutto una delle nostre battaglie più importanti: la separazione delle carriere.

In un tempo di buio dei diritti fondamentali è centrale l’impegno delle camere penali in progetti che contribuiscano a diffondere la cultura garantista nei giovani nelle scuole. All’Unione è stata riconosciuta la funzione formativa nelle scuole dal Ministero dell’Istruzione e del Merito in virtù dei protocolli già sottoscritti da tempo. L’impegno però è sul territorio ed è essenziale che in tutte le camere penali si attivino questi progetti in maniera omogenea ed efficace.

Insomma, il lavoro più difficile è quello sul territorio realizzato dalle camere penali. Ma è anche il più entusiasmante e il più sorprendente per le soddisfazioni che si riescono ad avere. Ricordiamoci sempre – come ha scritto Petrelli nella prima pagina del suo programma – che ”nessun vento è favorevole per chi non conosce la rotta…”.

Rimbocchiamoci le maniche, diamoci da fare senza perdere tempo e – permettetemi in conclusione di salutare affettuosamente e dire GRAZIE a tutte le amiche e gli amici della Camera Penale di Locri che mi hanno voluto onorare con l’invito a dare un mio contributo al sito.

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Vincenzo Comi

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